Sud della Transilvania: le città medievali

Il sud della Transilvania reca l'impronta della civiltà "sassone" durante nove secoli di dominio e sede delle meravigliose città medievali.

La città di Sibiu è appare nei documenti con il nome di Cibinium. I primi coloni tedeschi vi si stabilirono nel 1150. Essi chiamarono la città Hermannsdorf poi Hermannstadt, mentre la popolazione romena la chiamò Sibiu. In difesa dei continui attacchi ottomani la città costruì fortificazioni immense con ben 39 cannoni. tanto da venir considerata la più forte città della Transilvania. Oggi a Sibiu possiamo ammirare l'edificio barocco che ospita il Museo Brukenthal. Il Barone Samuel costruire il palazzo nel 1787. Un grande amante dell'arte, egli collezionò quadri degli artisti fiamminghi, olandesi, tedeschi e francesi, libri rari e altre opere d'arte al fine di esporle al museo. Rappresentativa per Sibiu è la Torre del Consiglio costruita tra il Duecento, e il Trecento. Essa fu distrutta nel terremoto del 1568 e ricostruita nel 1588 ma conserva il suo aspetto dal 1826. La torre offre uno stupendo panorama sulla città. Accanto ad essa c'è la Chiesa Evangelica, edificata sulle fondamenta, di una basilica romana e dedicata alla Madonna. All'interno si trovano un bellissimo affresco raffigurante hi Crocefissione. la più grande pittura murale della Transilvania, realizzata nel 1445 da Johannes de Rosenau, e un organo barocco del 1672. Ogni anno a Sibiu si svolge un prestigioso festival di teatro simile a quelle di Avignone.

Braşov, conosciuta dal 1235 col nome di Corona, la città fu chiamata Kronstadt dai colonizzatori tedeschi. Protetta dal suo rilievo montuoso. Brasov si sviluppa intorno alla piazza centrale e alla chiesa di Santa Maria. diventando la città dei mercanti e degli artigiani. La cintura di fortificazioni rende Braşov una delle più rafforzate città medievali della Transilvania. Nel corso degli anni, Braşov si trasformò in una città moderna che conserva ancora le rovine dell'antico muro di difesa e alcune torri: il Bastione dei Sarti, la Torre Bianca, la Torre Nera, la Porta Caterina in stile gotico e la Porta Scheilor in stile barocco. Rappresentativa per la città è la Chiesa Nera la più grande chiesa gotica della Romania, chiamata così a causa di un forte incendio scoppiato nel 1689 che ha graziato nell'interno solamente la bellissima pittura nella lunetta del portale sud. L'esterno conserva sui contrafforti del coro e dell'abside statue gotiche collocate sotto baldacchini.

Alba Iulia costruita fra gli anni 1716-1735 estesa su un vasto territorio, si sovrappone all'antica Apulum Tra Sette e Ottocento Alba Iulia fu il centro militare della Transilvania e magazzino generale d'armamento. L'ingresso alla città dei sette bastioni è strutturato in sei porte ornate con statue e rilievi eseguiti da vari scultori sotto la direzione di Johan Konig. All'interno della città si trovano la Cattedrale Romano-Cattolica eretta nel Duecento. il Palazzo Principesco, la residenza di Michele il Bravo durante la prima unione politica dei Principati Romeni e la Biblioteca Bathyaneum, l'ex-chiesa barocca dei trinitari famosa in tutto il mondo per le sue valorosissime collezioni di opere stampate e manoscritti rari.

Tirgu-Mures (Târgu Mureş) è situata nella parte orientale della Depressione Transilvana, la città è attestata in un documento del 1332, quando viene ricordata sotto il nome di Novum Forum Syculorum (Il Nuovo Borgo dei Sederi). La città si sviluppò velocemente, diventando il principale centro tubano e commerciale della zona. Dopo l'incendio degli inizi del Seicento fu ricostruita e si trasformò in un importante centro culturale. Durante gli eventi del 1845 vi ebbero luogo dei movimenti rivoluzionari. La città medievale fu costruita nel Quattrocento e poi rifatta nel Seicento. Era circondata da una cinta di mura con sette torri di difesa di cui sei portavano i nomi delle gilde a cui appartenevano, mentre la settima era il bastione della porta d'ingresso. Dentro si trova la Chiesa Riformata, edificata in stile gotico dai frati francescani. Al centro della città si trova il Palazzo della Cultura, edificio monumentale con interessanti ornamenti esterni, concepito in stile secession dagli architetti Komor Marcell e Jakab Deszo. Il Palazzo ospita il Museo di Storia e il Museo d'Arte. In un bellissimo edificio in stile empire si trova la Biblioteca Teleky-Bolyai che contiene 40.000 libri antichi e manoscritti rari, nonché un ricco fondo archivistico.

Medias (Mediaş) Nel 1267 tra i colli delle Tarmave è menzionato un abitato rurale, che si sviluppò dopo la colonizzazione dei sassoni, nel 1359. La città diventò famosa come importante centro artigianale e commerciale. Nel 1571 vi fu eletto il Principe della Transilvania, Stefano Bathory e nel 1773 Mediaş fu visitata dall'imperatore Giuseppe II. La più importante figura della rivoluzione del 1848 a Medias è Stephan Ludwig Roth, la cui casa-museo si trova nel centro della città. Importanti punti d'interesse turistico sono la Rocca eretta tra il Trecento e il Cinquecento, la Chiesa Evangelica di S. Margherita, che contiene delle valorose pitture gotiche e il Monastero Francescano, oggi sede del Museo Municipale. Fonte: Autorità Nazionale per il Turismo

Carpazi Rumeni: sci, trekking, rafting, terme, grotte e parchi

I Carpazi, chiamati nell'antichità "Corona Montium", ebbero un ruolo di polarizzazione per i romeni. Situati in posizione centrale, come una grande colonna vertebrale della Romania, essi offrono una grande varietà di paesaggi, dalla dentellatura fiabesca delle cime brulle, agli abitati rurali pittoreschi e non contaminati dalla civiltà urbana, in cui si conserva la freschezza delle tradizioni e dei costumi popolari. I Carpazi sono strutturati in tre grandi gruppi di catene montuose.

La più imponente è la catena dei Carpazi meridionali, distesa tra la valle di Prahova (a est) e il corridoio di Timiş-Cerna (a ovest), che raggiungono in altezza 2544 m a Moldoveanu e 2537 m a Negoiu. Essa offre un esteso comprensorio alpino con abissi spettacolari e oltre cinquanta laghi glaciali molto pittoreschi, ma anche un comprensorio sciistico a grandi differenze di altitudine (tra 1000 - 2000 m), il che favorisce la persistenza dello strato di neve tra 180 e 200 giorni all'anno (i monti Parang, Fagaras, Bucegi). I monti Fagaras i più alti della catena carpatica, formano un fronte di cime allineate che non scendono sotto i 2000 m di altitudine se non alle estremità. Perciò sono molto apprezzati dagli amanti della montagna, tanto d'estate quanto d'inverno (in quest'ultima stagione i tragitti sono raccomandati solo agli alpinisti).
Nel massiccio di Bucegi c'è una vasta rete di sentieri marcati. Vi si trovano i più famosi stabilimenti montani: Sinaia, Predeal, Busteni e Azunga. Sinaia è situata a piè dei monti Bucegi, a un'altitudine di 800-900 m, sulla valle del fiume Prahova. Le opportunità turistiche offerte sono gli itinerari turistici e gli sport invernali. Delle numerose piste da sci di Sinaia vanno ricordate Valea lui Carp - difficile, Valea Dorului - difficoltà media, Drumul Vechi - facile. Busteni è il più importante punto di partenza nei tragitti d'alpinismo dei monti Bucegi. Quivi si trovano le piste di Calinderu - difficoltà media. Cura Diham, pista da sci fondo e Babele - difficile.
Predeal è uno dei più famosi stabilimenti montani romeni. Il comprensorio sciistico supera i 45 km e la lunghezza delle piste è di più di 10 km. Ci sono delle piste di difficoltà media: Cocosul, Clabucet, Paraul Rece, o difficili, come la pista Sub Teleferic. La pista di Clabucet è illuminata di notte ed è attrezzata con impianti di neve artificiale. Tanto a Sinaia, quanto nel resto della zona, vanno visitati gli obiettivi turistici e i monumenti naturali: la Croce degli Eroi, la Sfinge, il Castello dei Cantacuzino, il Castello di Peles, Il Monastero di Sinaia. Non vanno dimenticate le riserve: il Parco Nazionale di Bucegi, Babele o Poiana Crucii. Alle gole di Rasnoava, molto vicino a Brasov, si possono praticare il parapendio, il bungee jumping e il mountain biking.

Un'altra catena montuosa è quella dei Carpazi Occidentali, formati a causa dei crolli tettonici, i quali presentano una grande diversità orografica e un rilievo spettacolare (i basali di Detunata), con gole e abissi. Nei monti Apuseni ci sono le più insolite formazioni carsiche di superficie (doline, declivi, vortici ecc.) e di profondità (grotte e avene). Tra le più belle grotte sono Scarisoara (Scărişoara), Vartop, Coliba Mare, Poarta lui lonel, Pestera Ursilor (Peştera Urşilor). La zona turistica di Albac-Garda de Sus-Arieseni è sempre più ricercata dai turisti. Per gli amanti degli sport invernali le piste della zona con un tasso di difficoltà media sono attrezzate con impianti di risalita. Un'attrazione speciale per la pesca è il fiume Aries. La zona della trota occupa una grande parte del corso superiore dell'Aries Mare e dei suoi affluenti, nella zona media si trova il condostroma e nella zona inferiore il ciprino.

I Carpazi Orientali sono pittoreschi e pieni di contrasti dalla parte dei monti Ceahlau e Ciuca, mentre la catena eruttiva della parte occidentale consiste in una schiera di coni vulcanici piatti, le cui manifestazioni post-vulcaniche (mofete, acque ipotermali, fonti bicarbonate) hanno contribuito alla costruzione di numerosi stabilimenti termali. Di questi, i più frequentati sono Vatra Dornei, situata nel nord della Romania, e Durau nei monti Ceahlau. Vatra Dornei si trova ad un'altitudine di 800 m, a 80-100 km dalle città di Bistrita (Bistriţa) e Suceava. Qui l'aria è pulita, ricca di ioni negativi e aerosol, mentre le sorgenti d'acqua minerale e i centri di trattamenti sono molto ricercati dai turisti. D'inverno qui si pratica lo sci sulle piste di Dealu Negru, Motelul Alpin e Campulung Moldovenesc. Vi è anche una pista omologata di guidoslitta e slittino e d'estate sul fiume Bistrita si pratica il river-rafting. Sempre nella zona della Bucovina, ricchissima di bei paesaggi, si possono praticare il turismo equestre o il mountain bike. La tradizione cinegetica è una delle componenti della cultura materiale e spirituale romena. La posizione geografica, la varietà del rilievo e della vegetazione, il clima equilibrato hanno favorito la proliferazione di diverse specie di animali, con esemplari vigorosi e numerosi. La selvaggina e i pesci della Romania, sani e forti, sono gli esponenti di una fauna-modello. Sono emblematiche per l'arco carpazio romeno le popolazioni di camosci, orsi bruni, linci, lupi e galli di montagna. Gli amanti della pesca sportiva possono scegliere i pittoreschi ruscelli di montagna per le trote, le acque naturali o i bacini di pesca stazionaria per le carpe, i lucci, i persici, i carassi e le tinche. Senza dubbio, è il Delta del Danubio a rappresentare, con la sua biodiversità e col suo incanto, un vero paradiso per gli amanti della natura selvaggia. La bellezza e la purezza di questi luoghi portarono alla decisione di proteggere e conservare la biodiversità romena, gli abitati naturali delle specie di flora e fauna selvaggia. Si sono delimitati i parchi nazionali e naturali, nonché le riserve della biosfera.

La più estesa area protetta della Romania è la Riserva della Biosfera del Delta del Danubio, in cui è protetta una fauna composta di oltre 3.500 specie (molusche, crostacei, aracnidi, pesci, anfibi, rettili, uccelli e mammiferi).
I parchi nazionali, caratterizzati da una ricca flora e fauna, includono tra le specie protette il pino nero di Banat (Pinus nigra ssp.banatica), il sequoia-l'albero mammuto (Sequoia gigantea), le stelle alpine (Leontopodium alpinum), il garofano di Piatra Craiului (Dianthus callizonus), la vipera dal corno (Vipera ammodytes), il serpente d'Esculapo (Elapie longissima), la lince (Lynx lynx). Tali parchi si trovano nelle zone di Domogled-Valea Cernei. Retezat, Cheile Nerei-Beusnita, Cheile Bicazului-Hàsmas, Ceahlau, Piatra Craiului e i monti Màcin.
Il Parco Nazionale di Domogled-Valea Cernei costituisce una zona d'interferenza climatica con influenze mediterranee. All'altra estremità del Paese si trova il Parco Nazionale dei Monti Macin. In questi monti d'origine ercinica il clima continentale subisce influenze sotto-mediterranee. Caratterizzano questo parco la biodiversità di ecosistemi forestali di steppa e silvosteppa.
In Romania dei parchi naturali si trovano nei monti Rodna, a Portile de Fier, in Bucegi, a Cozia, a Grădiştea Muncelului-Cioclovina, a Balta Mica di Braila e a Vanatori Neamt.
Nei monti Bucegi i più famosi monumenti naturali, risultato delle erosioni. sono la Sfinge e Babele. le cui forme strane ispirarono numerose leggende. Nel Parco Naturale Vânători Neamţ, a Silvut (Hateg) e Neagra Bucsanilor (Dambovita) ci sono riserve di uri (Bison bonasus), estinti in Romania all'inizio dell'Ottocento e rari in Europa (effettivi più grandi se ne trovano in Polonia). Oltre alla riserva di uri. nel Parco Naturale di Gràdistea Muncelului-Cioclovina si conservano le sette città daciche fortificate intorno alla capitale Sarmisegetusa Regia, incluse nel patrimonio mondiale dell'UNESCO, nonché obiettivi speologici della zona carstica di Ponorici-Cioclovina. Fonte: Autorità Nazionale per il Turismo

Storia della Romania

Possiamo parlare di tracce di vita umana nel territorio dell'attuale Romania già 600.000 anni fa grazie a reperti archeologici risalenti a quel periodo come la ceramica di Cucuteni (Iasi) di cui oggi il Museo del Palazzo della Cultura di lasi nè conserva alcuni esempi o come le statuette di pietra Il pensatore e sua moglie scoperte ad Hamangia (Constanta) ospitate oggi presso il Museo Nazionale di Storia e Archeologia di Bucarest. A partire dal secondo millennio a.C. questa zona divenne teatro di numerose invasioni soprattutto da parte di gruppi di truci provenienti da nord-est che con il passare del tempo si fusero con le popolazioni autoctone dando vita così ai goto-davi, i più antichi antenati degli attuali romeni. Perfino il grande padre della storia Erodono li descrisse come il popolo più valoroso e giusto dei traci. Stanziati lungo il Danubio e nelle zone collinari ricche di giacimenti minerari, diedero prova di grande abilità nell'estrazione mineraria (soprattutto oro e sale), entrando in proficuo contatto con popoli anche lontani. Fondamentale a tale proposito fu la fondazione delle colonie greche sul Mar Nero di Histria (oggi una grande zona archeologica visitabile), Tomis (l'attuale Constanta) e Kallatis (l'attuale Mangalia).

Tra i grandi sovrani di questo popolo si distinse per la sua personalità Burebista (70 a.C - 44 a.C.), il quale riunì sotto la sua autorità le regioni tra i Carpazi, il Nistro e i Balcani creando uno stato potente con capitale a Sarmisegetusa, famosa per le sue mura di cinta, erette secondo la tecnica del "murus Dacicus". di cui oggi né è rimasto un esempio vicino alla città di Hateg. Ben presto le espansioni dei Daci cominciarono ad infastidire il confinante impero romano già da tempo interessato ad impadronirsi delle ricche miniere d'oro e così nel 106 d.C.; Traiano sconfisse lo stato dacico comandato da Decebalo nella battaglia a Sarmisegetusa, così significativa da meritarsi in suo onore la famosa colonna Traiana oggi visitabile a Roma nel Foro Romano di cui è stata fatta una perfetta riproduzione sita nel Museo di Storia Nazionale di Bucarest. Oggi portano testimonianza di questo periodo oltre alla colonna anche il monumento di Adamclisi, le rovine del ponte di Drobeta.

Da questo momento la Dacia diventò una provincia romana e per 170 anni (106-275 d.C.) l'impero romano segnò in maniera indelebile questa parte dei Balcani, introducendo strutture amministrative, giuridiche e militari, costruendo strade, centri urbani, terme e scuole, sviluppando l'artigianato e il commercio. Ma soprattutto marcando la lingua e la cultura con una forte matrice latina, grazie anche alla penetrazione del Cristianesimo per opera di tanti predicatori fra cui l'apostolo S. Andrea di cui oggi possiamo ancora visitarne la grotta doveva viveva e la chiesa costruita in suo nome: le prime testimonianze apparirono nella provincia di Dobrogea, dove nella basilica di Niculitel furono scoperte le reliquie di quattro santi martiri cristiani del IV secolo d.C.
Seguirono all'Impero Romano invasioni di altre etnie slave, barbare e bizantine che malgrado violenze e distruzioni apportarono la loro influenza nella lingua e nell'arte; si pensi ai Goti e al loro Tesoro, oggi conservato nel Museo di Storia Nazionale di Bucarest. ma anche alle popolazioni slave che aggiunsero alla lingua r manza lo slavo ecclesiastico, che a lungo sarà usato come lingua liturgica e la scrittura (fino al XIX sec. sarà il cirillico) e ancora all'influenza bizantina che introdusse nella cultura la religione ortodossa.

Per un grande periodo dall'inizio del millennio fino al Trecento l'attuale Romania si ritrovò divisa in tre grandi voivodati (parola slava per indicare i principati): la Transilvania con il Banato segnati dalla conquista magiara e dalla colonizzazione sassone, la Moldavia e la Valacchia entrambe rette da dinastie romene e protagoniste di dure lotte contro il potere ottomano soprattutto per opera dei principi Mircea il Vecchio e Vlad Tepes in Valacchia e Stefano il Grande e Petru Rares in Moldavia. Monumenti religiosi unici come la chiesa del monastero Cozia, sulla valle del fiume Olt, edificata da Mircea il Vecchio e i monasteri della Bucovina sono esempi significativi di questo periodo. Benché reputato ingiustamente vampiro e tiranno, il principe Vlad Tepes (cioè l'impalatore) fu sempre per i romeni un simbolo di giustizia assoluta.

All'inizio del Seicento il principe Mihai Viteazul (Michele il Bravo) realizzò anche se per un breve periodo l'ambizioso disegno di dare indipendenza e unità ai tre voivodati. Ma nel Settecento l'assetto politico dell'Europa centro-orientale venne a modificarsi: la Transilvania e il Banato furono annesse all'Austria, mentre in Moldavia e Valacchia i cui troni erano occupati da esponenti della classe dirigente ottomana fu terreno di guerre russo-turche per il controllo del Mar Nero. Solo nell'Ottocento grazie all'ondata dei moti insurrezionali europei e al benestare di Napoleone III al congresso di Parigi i due Principati romeni, la Moldavia e la Valacchia, riuscirono finalmente ad unirsi in un solo stato sotto il nome di Romania, ad ottenere l'indipendenza dall'Impero Ottomano nel 1877 e a diventare una monarchia costituzionale nel 1881. Con la partecipazione alla prima guerra mondiale e il crollo dell'impero asburgico, i romeni della Transilvania, del Barato e della Bucovina proclamano l'annessione dando vita il 1° dicembre 1918 alla Grande Romania con capitale Bucarest. Dopo la seconda guerra mondiale seguì in Romania un periodo di 45 anni di regime comunista totalitario, Nel dicembre del 1989, in seguito alla caduta dei regimi comunisti, la Romania riprende il suo posto tra i Paesi europei. Fonte: Autorità Nazionale per il Turismo

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Il mar Nero

Situato nel Sud-Est della Romania, il litorale del Mar Nero si stende per ben 244 km divisi in due settori quello settentrionale che si stenda dal Capo Chilia al Capo Midia e quello meridionale dal Capo Midia a Vama Veche (al confine con la Bulgaria). Il settore meridionale dispone di ampie zone di costa e spiagge aperte appositamente attrezzate per il turismo balneare. In questa zona del litorale la spiaggia scende dolcemente nel mare, il che agevola i bagni, nonché la talassoterapia. La sabbia delle spiagge, molto fine, è di origine quarzosa, calcarea o organica e si distingue per la sua elevata purezza. Il Mar Nero è un mare quasi chiuso, molto simile all'Adriatico, con una salinità ridotta e che non presenta il fenomeno delle maree. Il bioclima marino del Mar Nero è molto più mite rispetto a quello baltico e meno torrido rispetto a quello adriatico o mediterraneo. La storia del litorale inizia con l’arrivo dei commercianti greci, quasi 2.700 anni fa quando costruirono la prima città, la fiorente Histria e poi le città Tomis (attualmente Constanta) e Callatis (attualmente Mangalia). All'inizio chiamarono questo mare Pontus Axeinos (il mare non accogliente) per cambiargli poi il nome in Pontus Euxinos (il mare accogliente). Dopo i greci fu il turno dei romani che vi costruirono castri, strade, mura di difesa. Dopo la vittoria di Traiano contro i Daci, Apollodoro di Damasco costruì un monumento chiamato Tropaeum Traiani, fratello della Colonna Traiana a Roma che si trova sul territorio del comune di Adamclisi. Nel Medio Evo arrivarono i genovesi e poi altri e altri, popoli che hanno lasciato la loro impronta. Tutto questo susseguirsi di popoli e civiltà hanno lasciato delle testimonianze un po’ ovunque dalle romantiche sponde del lago Sinoe agli scavi della città Histria e all’antico porto Tomis dove ha compito il suo destino, in esilio, il cantante dell’amore, il poeta latino Ovidio Publio Nasone, e sulle quali vestigia è stata eretta la città porto Constanta una delle più gradi e più cosmopolite città della Romania. Più di un secolo fa, alla fine dell’Ottocento, hanno visto la luce i primi stabilimenti balneari e così inizia la storia moderna del litorale romeno. Mangalia, Eforie Nord e Eforie Sud, Mamaia, Neptun e Olimp, Jupiter, Venus, Cap Aurora, Saturn sono le località balneari che concentrano quasi il 40% della capacità ricettiva della Romania. Alberghi confortevoli, nuovi o recentemente rinnovati, parchi di divertimento, parchi acquatici, ristoranti, campi sportivi, discoteche assicurano vacanze e divertimenti a 360°. Il più grazie alle proprietà terapeutiche delle acque termali e dei fanghi ivi esistenti anche gli amanti delle vacanze messe sotto il segno del benessere trovano sul litorale pane per i loro denti. Terapie antireumatiche o dermatologiche, la famosa terapia Gerovital inventata all’inizio degli anni 70 dalla dottoressa Ana Aslan (cure che aiutano a ritardare l’invecchiamento delle cellule) o semplicemente massaggi, aromaterapia e bagni di piante attirano ogni anno diecine di migliaia di turiti da tutti gli angoli del pianeta. Aggiungendo a tutto quanto detto sopra una cucina saporita e dei vini premiati a concorsi internazionali, il mix delle tradizioni e costumi dei romeni, turchi, tartari e i greci che ci convivono da secoli tracciamo così i requisiti della vacanza ideale.

Il fiume Danubio

Danubio, “il fiume dei re e il re dei fiumi” bagna per 1.075 km (il 38% del suo corso) il Sud della Romania, formando un confine naturale con la Bulgaria e per sfociare poi nel Mar Nero attraverso un bellissimo delta dichiarato riserva naturale della biosfera e patrimonio Unesco dell’Umanità. Lungo il suo cammino, il Danubio attraversa montagne e pianure per raggiungere glorioso il mare lasciando sulla sponda romena porti e paesi la cui vita è stata influenzata e dipende in grande misura dal fiume. Le principali città-porto sono: Orsova, eretta sulle rovine del castro romano Dierna, Drobeta Turnu Severin, dove possono essere ammirati i ruderi del castro romano, delle terme e del ponte costruito da Apollodoro di Damasco che permise alle legioni romane comandate dall’imperatore Traiano di attraversare il Danubio e poi di vincere la guerra contro i Daci, Calafat, Turnu Magurele, Giurgiu che deve il suo nome ai navigatori genovesi che avevano chiamato il porto San Giorgio, Oltenita dove si trova il sito archeologico Gumelnita (le tracce di un’anticà cività che porta lo stesso nome), Calarasi, Braila, Galati, Tulcea e Sulina. Eretta mille anni fa, Sulina (allora si chiamava Selina) diventa nel 1318 porto genovese. In seguito alla convenzione russo-austriaca firmata a Sankt Petersburg nel 1840, Sulina viene nominata porto marittimo-fluviale e vengono messe le basi della navigazione libera sul Danubio. Nel 1856 nasce, con la sede a Sulina la Commissione Europea del Danubio di cui facevano parte i rappresentanti del Regno Unito, Francia, Austria, Germania (Prussia), Italia (Sardegna), Russia e Turchia. Sulina diventa porto franco e ha uno sviluppo veloce assicurato anche dallo statuto di neutralità sia in tempo di pace che di guerra. Si può dire senza sbagliare che a Sulina è nato e si è sviluppato per la prima volta il concetto dell’Europa Unita manifestato attraverso un profondo spirito di tolleranza e convivenza multietnica. Alla fine del secolo XIX Sulina aveva una popolazione di 4889 abitanti di cui 2056 greci, 803 romeni, 558 russi, 444 armeni, 268 turchi, 211 austriaci, 173 ebrei, 117 albanesi, 49 tedeschi, 45 italiani, 35 bulgari, 24 inglesi, 22 tartari, 22 muntenegrini, 21 serbi, 17 polacchi, 11 francesi, 6 danesi, 4 indiani e 3 egiziani che manifestavano liberamente la loro religione. Dopo la Seconda Guerra Mondiale l’influenza sovietica ha cancellato tutte lle tracce della storia di 83 anni della Commissione Europea del Danubio e ha portato al declino la vita socio-economica della città.

Siti archeologici in Romania

Gli archeologi hanno scoperto sull’attuale territorio della Romania, tracce della civiltà umana che portano indietro nel tempo fino al paleolitico. Di quei tempi remoti ci “parlano” le scoperte di un inestimabile valore di culture e civiltà come quella della Hamangia (le statuette “Il Pensatore” e la sua copia – attualmente si trovano nella sezione tesoro del Museo Nazionale di Storia di Bucarest), Cucuteni (di questa cultura è rappresentativa la ceramica dipinta) oppure Gumelnita.

I principali siti archeologici della Romania sono:

Adamclisi – Tropaeum Traiani (Constanta); si tratta del monumento trionfale eretto nel 109 in memoria della vittoria dell’imperatore Traiano contro i Daci; vicino si trovano un tumulo e un altare funerario e i ruderi della città antica omonima (sec I – VI) che conservano, parzialmente restaurate, le strade, il sistema di fogne, le mura di cinta con 22 torri di difesa e quattro porte e quattro basiliche paleocristiane;

Arutela (Valcea); si tratta delle rovine di un castro romano in pietra costruito dall’imperatore Adriano sulla riva sinistra del fiume Olt, a Nord del monastero Cozia;

Basarabi (Constanta) – nella parte sud del comune di Basarabi sono state scoperte le spettacolari vestigia di alcuni insediamenti monastici con chiesette scavate nelle pareti calcaree tra i secoli X e XII;

Capidava (comune Topalu – Constanta) era un’importante fortezza eretta dai romani sulla riva del Danubio; ottimo stato di conservazione delle mura di cinta alte 5 – 6 m e grosse 2 m, con sette torri di difesa alte 10 m e due porte di cui una dava sul porto; a queste mura si sono aggiunte quelle dell’epoca bizantina (sec. X - XII);

Capul Dolojman (comune Jurilovca – Tulcea); gli archeologi hanno trovato sulla riva alta del lago i ruderi della roccaforte greco-romana Arganum (sec. VII A.C. – VI D.C.), citata in un documento dell’epoca con il nome Orgame;

Celeiu (Corabia – Olt): sulla terrazza superiore del Danubio, nei pressi dell’attuale città Corabia i romani hanno costruito sulle rovine di una città romana meno conosciuta (sec II – III) una città chiamata Sucidava (sec IV – VI) che conserva le mura di cinta con otto torri di difesa, le terme, una basilica paleocristiana (sec V – VI), le strade, una fontana sotterranea e la base del ponte eretto durante il regno dell’imperatore Costantino il Grande;

Constanta; l’antica città Tomis eretta dai coloni greci di Mileto nel VI secolo A.C. conserva meglio, però, le vestigia dell’epoca romana (sec I – VI D.C.): le mura di cinta con torri e porte che circondavano la penisola, le terme, il grande edificio romano ricoperto da mosaico policromo, le basiliche paleocristiane, una tomba romana dipinta, una cripta cristiana affrescata ecc;

Drobeta Turnu Severin (Mehedinti) conserva le rovine dell’antica città romana Drobeta con mura di cinta, le strade e una parte degli edifici; interessanti i ruderi del ponte eretto dall’architetto Apollodoro di Damasco commissionato dall’imperatore Traiano;

Enisala (Tulcea) – la città Heracleea e la roccaforte genovese eretta parzialmente sulle rovine della fortezza romana e poi romano – bizantina;

Histria (Constanta) – costruita poco prima delle città Tomis e Callatis, Histria non ha avuto però la stessa storia: se le ultime due hanno continuato a vivere, della città Histria si conservano adesso solo le rovine; dello stesso splendore antico si possono visitare in un parco archeologico simile a quello di Ostia Antica le mura di cinta con torri di difesa, le rovine dei templi greci, i quartieri romani, le terme, alcune basiliche cristiane tra cui una è la più grande basilica cristiana della regione (50 m lunghezza) che risale al VI secolo D.C.

Mangalia (Constanta) – l’antica città Callatis, eretta come le sue “sorelle” Tomis e Histria dai coloni greci; attualmente si possono vedere il lato nord e una parte della mura di cinta ovest che chiudeva il lato verso il mare della città romana, le rovine di una basilica, e un piccolo segmento urbano conservato all’entrata e nell’interno dell’hotel President;

Moigrad (comune Mirsid – Salaj); si tratta delle rovine del castro romano Porolissum, il più importante centro militare e civile del Nord – Ovest della Dacia romana;

I Monti Orastiei custodiscono alcune delle più importanti fortezze dei Daci risalenti all’epoca di Decebalo (il re daco sconfitto da Traiano) site lungo il fiume Gradistea. A Gradistea Muncelului si trovava la capitale di Decebalo, Sarmizegetusa, eretta a 1.200 m altezza e che conserva, dentro un bosco, le fortificazioni, le rovine delle abitazioni, le strade e i santuari in pietra dei Daci. Salendo da Orastie e Orastioara verso la capitale precedente a questa attirano l’attenzione le fortezze di Costesti, Blidaru, Fetele Albe.

A Niculitel (Tulcea) sono stati sepolti alcuni dei primi martiri cristiani (sec III – IV) in una cripta sita sotto l’altare di una basilica paleocristiana costruita tra i secoli V e VI;

A Rosia Montana si trovano le più importanti vestigia della miniera romana d’oro, Aurus Maior ma anche delle necropoli e ruderi di alcune abitazioni;

Ulpia Traiana Sarmizegetusa (Hunedoara), città romana eretta da Traiano dopo la conquista della Dacia come capitale della nuova provincia romana; la forma rettangolare specifica alle città romane copre una superficie di 32 ha; si conservano alcuni pezzi delle mura di cinta, alcune torri e strade, il foro e i ruderi si alcuni quartieri; nella parte Nord il più importante monumento è l’anfiteatro;

Clima in Romania

La Romania ha un clima temperato continentale, con quattro stagioni distinte, molto simile a quello del Nord Italia.
La primavera è gradevole con mattine e notti fresche e giorni caldi.
L'estate è caldo e asciutto. Le più calde zone sono il Sud e il Sud-Est dove spesse volte il termometro supera i 38°C durante i mesi di luglio e agosto. Le temperature sono più basse in montagna.
L'autunno è abbastanza asciutto e fresco e il paesaggio si ravviva del giallo e rosso delle foglie.
L'inverno le temperature sono rigide soprattutto in montagna. Nevica abbondantemente da dicembre fino a metà marzo.

Il più caldo mese: luglio
Il più freddo mese: gennaio
La più alta temperatura: 44,5°C raggiunti il 10 agosto del 1951 nel Sud-Est della Romania
La più bassa temperatura: - 38,5°C raggiunti il 24 gennaio 1942 nel centro della Romania

GINNASTICA: MONDIALI; CORPO LIBERO, ORO AL ROMENO DRAGULESCU

Il romeno Marian Dragulescu ha vinto il titolo mondiale nel corpo libero maschile al torneo iridato di ginnastica artistica in corso a Londra. Dragulescu, con il punteggio di 15.700, strappa l'oro per 25 millesimi di punto al campione olimpico, il cinese Zou Kai, argento con 15.675. Bronzo per l'israeliano Alexander Shatilov (15.575). Il romeno, che in questa specialità aveva già vinto la medaglia d'oro ai mondiali di Aarhus, nel 2006, succede al brasiliano Diego Hypolito, primo degli esclusi nelle qualifiche.

fonte : http://sport.repubblica.it/

Victor, studente rumeno che ama Superga e odia i pantaloni bassi


«Hanno rubato un cinese».

Victor Pomponiu lo dice con tutta calma, sorseggiando un aperitivo. Noi restiamo attoniti. «Ma come sarebbe hanno rubato un cinese?!» «Sì, un mio amico. Ah, ma tanto dirlo alla polizia non serve a niente». Cala il silenzio. Vengono in mente scene da Gomorra, con il container che si rovescia al porto di Napoli lasciando cadere i corpi di decine di cinesi congelati pronti ad essere sostituiti. Poi, l’illuminazione. Forse non l’hanno rubato, l’hanno derubato. E infatti mentre noi meditavamo su sordide storie di traffico umano,Victor continuava imperterrito la filippica sulla microcriminalità impunita, sugli immigrati che non rispettano le regole e la polizia che non riesce a intervenire. «Certo che poi la gente diventa razzista. Qui non c’è ordine, gli immigrati devono comportarsi bene perché sono ospiti, non sono a casa loro. Un immigrato che non rispetta la legge è più grave di un italiano che fa la stessa cosa». Se continua così lo arruolano guerriero padano. Victor, ventisette anni, di Bucarest, è in Italia dal 2007 e sta facendo il dottorato di informatica a Torino. L’abbiamo intervistato perché la sua storia è molto diversa da quelle che raccontano giornali e tg, ma in fondo è la stessa dei tanti romeni che sono in Italia e non fanno notizia perché non hanno tempo di rubare cinesi, visto che fanno ricerca per le nostre università, lavorano, aprono piccole imprese. E ancora si sentono chiamare extracomunitari. La Romania è entrata nell’Unione Europea nel 2007. La Norvegia no. A qualcuno salterebbe mai in mente di dare dell’extracomunitario a un vichingone di Oslo? Ne parliamo con Victor, che tra stuzzichini e drammatici racconti a microfono spento dei suoi “poveri piccoli cincilla” accidentalmente “morti sfisiati” sul balcone di casa a Bucarest ci racconta Torino e la Romania.

Ci racconti la prima volta che sei stato qui?
La prima volta avevo 17 anni, ero in vacanza a Roma con i miei genitori. Poi ci sono tornato nel 2007 con il progetto Leonardo, ed eravamo in cinque. Ognuno di noi ha preso strade diverse, alcuni hanno scelto di usare quei tre mesi per divertirsi e altri per lavorare e imparare. Io ho scelto di lavorare, così mi hanno richiamato per un secondo progetto, il WWS, che è durato un anno. Terminato quello ho cominciato il dottorato di informatica.

Com’è vivere a Torino?
Ti devo dire la verità, a parte le persone dell’ufficio in dipartimento e i coinquilini non ho avuto molti contatti. C’è sicuramente tanta differenza a seconda del livello culturale, dell’educazione. Se questa è alta non ci sono mai problemi, ma altrimenti capita di fare brutte esperienze: ci sono persone che non conoscono il valore di una firma su un contratto. Oppure sono diffidenti perché sei straniero, è difficile legare. All’università è diverso, va molto meglio… certo, ogni tanto capita che qualcuno non si alzi bene, ma insomma… è lo stress del lavoro.

Come ci vedono in Romania? Siamo un po’ pizza-pasta e mandolino o ci sono altri stereotipi?
Il mio professore mi diceva sempre “gli italiani sono bravi”. Però tante persone ripetevano “gli italiani non fanno nulla, non capiscono niente, come hanno fatto a entrare nell’Unione europea?!” E quando sono venuto qui invece ho trovato che le persone sono molto in gamba. Per lo stereotipo dipende… si dice che alcuni sono mafiosi, in generale che siete maccheronari. E sulle italiane… (non sa più da che parte guardare…)

Spara!
Emh… Si dice che di italiane belle ce ne siano… un po’ pochine. Magari è anche perché qui ci sono molte ragazze romene che vanno in tv e fanno storia e quindi in Romania si parla più di loro...

Qual è la cosa per cui hai dovuto faticare di più da quando sei qua?
La lingua, senz’altro è stata la barriera più difficile. All’inizio io parlavo solo inglese e fuori dall’ambito universitario non riuscivo a farmi capire. Ho frequentato dei corsi gratuiti del WWS che mi sono stati molto utili. Il fatto di lavorare in un ufficio, dove ero costretto a parlare tutti i giorni, e di vivere assieme a italiani ha fatto il resto.

Qual è l’angolo più bello di Torino per te?
Superga. Ci sono stato un sacco di volte, ci ho portato i miei, e anche il cinese di cui parlavo prima. Mi piace la vista che c’è lassù, la sensazione di potenza che dà il fatto di stare così in alto.

Cosa manca in questa città?
Il rispetto delle regole. Quando ero ancora a Bucarest credevo che qui fosse molto meglio, ma invece… e questo lo scopri solo quando vivi davvero qui, perché se ci passi attraverso da turista non te ne accorgi.

Si parla molto di xenofobia ultimamente. Da quando sei in Italia hai notato un aumento di razzismo?
Molti italiani sono razzisti, ma bisogna andare alla sorgente del fenomeno: un soggetto diventa razzista quando sente in continuazione di violenze, delinquenza e crimini fatti da stranieri. I miei mi hanno sempre detto di essere molto serio, di rispettare le regole e fare come mi veniva detto.

Alina Harja, corrispondente dall’Italia per Realitatea TV, denuncia spesso la disparità di trattamento riservata agli immigrati dai nostri tg. Secondo te non è così?
Ma questo è quello che fa la televisione romena in Romania, la BBC in Inghilterra, tutte le televisioni del mondo. Capita così ovunque. E’ difficile distinguere tra chi si comporta bene e chi si comporta male quando ormai si è classificato un gruppo come cattivo.

Una cosa che ti piace dei torinesi e una che ti fa arrabbiare?
Sono intelligenti e affidabili. Puoi contare su di loro. Il lato negativo invece è che sono chiusi e un po’ freddi; alcuni tendono a inserirti in una categoria senza fare distinzioni, a classificarti subito.

C’è una moda buffa, qualche nostra abitudine che ti fa ridere e che in Romania non si vede?
(ride tantissimo) I ragazzi con i pantaloni bassi e le mutande fuori! Mi fanno morire… e il fatto che le ragazze utilizzino le scarpe che da noi si mettono solo per andare a correre… noi le compriamo in Romania a due o tre euro, e qui costano tantissimo e vanno di moda. Ma le ragazze romene non se le metterebbero mai per uscire, usano solo scarpe col tacco!

Parliamo di cucina. Secondo te noi italiani ce la tiriamo troppo?
No, no. La gastronomia più buona è italiana. I piatti migliori sono la pizza margherita e la pasta alla puttanesca. Ma ci sono troppe cose, non puoi sceglierne una sola… anche il tiramisù!

Cos’è che dobbiamo assolutamente provare della cucina romena?
Gli involtini di riso e carne avvolti nelle foglie di vita, “sarmale in foi de vita” si chiamano in romeno. E poi la “mamaliga”, un piatto a base di grano che si mangia con il formaggio o lo yogurt.

Tu sai cucinare?
No.

Non mi dire che vai avanti a surgelati?
Surgelati?! Nooo, i surgelati sono chimici! (si prende la testa tra le mani) Mangio tantissimo tonno, che è sano. Niente surgelati!

Calma, calma! Cambiamo argomento, cos’è cambiato realmente dall’ingresso della Romania nell’Unione Europea, due anni e mezzo fa?
All’inizio non erano in molti a entrare negli altri paesi dell’Europa. Si aveva paura che a un certo punto mettessero un filtro, un blocco. Però i cambiamenti erano in atto già da un po’, si stava trasformando il nostro stile di vita. Abbiamo cercato di cambiare molto. In alcuni casi la sporcizia è stata messa sotto il tappeto invece di eliminarla, ma in molti settori le riforme sono state effettive.

C’era qualcuno contrario all’ingresso nell’UE?
C’era un partito estremista, nazionalista, il Partito della Grande Romania di Tudor, che si opponeva. Voleva le frontiere chiuse per evitare la fuga dei cervelli.

In un’intervista Bobby Paunescu, il regista romeno di “Francesca” – per il momento escluso dalla programmazione nelle sale a causa degli insulti rivolti ad Alessandra Mussolini e Flavio Tosi – dice: «Molti dei ragazzi che partono in cerca di fortuna in Italia, non sanno nemmeno perché lo fanno. La Romania ha più o meno gli stessi problemi dell’Italia». E’ così secondo te?
Sì, è così. Ci sono tanti problemi comuni tra Italia e Romania. Ormai i giovani in Romania dovrebbero saperlo, però ci provano lo stesso, con la speranza di essere quelli che invece ce la fanno comunque. Fra i miei amici molti sono andati a lavorare in Francia, e dicono che è molto diverso, è meglio. Però lasciami aggiungere una cosa: c’è un grosso problema di traffico di prostituzione, dietro al quale c’è spesso la mafia. Soprattutto nei paesini più poveri della Romania, ma anche dell’Albania, le ragazze vengono convinte a seguire gli sfruttatori in Italia.

Ma come è possibile che ancora non sappiano la verità?
Perché c’è una lunga fila di persone che non fanno il proprio dovere, che non rispettano le regole; dal poliziotto sul confine che lascia passare e fa finta di non vedere, fino ai centri di raccolta nel Nord Italia. In Romania ho visto solo degli spot in tv, ma dovrebbero andare nei paesi più poveri a fare informazione, dove ci sono famiglie con otto o dieci figli, e i genitori non riescono a guadagnare abbastanza, così sperano nelle loro figlie che vanno in giro per il mondo a guadagnare. Sono casi molto complicati.

In generale le donne in Romania come stanno?
Direi che il femminismo è molto sviluppato. Adesso tutte le donne vogliono guidare…

Ma pensa!
C’è stato anche uno scandalo per le patenti, rilasciate in cambio di favori sessuali. Una volta le donne non potevano guidare, perché si diceva che le donne al volante creavano intoppi nel traffico…

Ah, ma questo lo dicono anche fuori dalla Romania, è tutto normale. Ma ci sono donne in parlamento, nelle posizioni di potere?
Sì, che ci sono, da un po’ è cominciato questo trend di mettere le donne in posti importanti.

Questo trend?!?! Lo dici come fosse un malcostume nazionale!
(ride) No, però davvero, in alcuni casi è veramente un trend e sono state messe delle donne in posizioni importanti senza che avessero fatto molto. Recentemente c’è stato uno scandalo perché dei politici donna hanno speso cinquantamila euro per fare un concerto. Un’altra parlamentare è stata cacciata perché l’hanno beccata in macchina con l’amante giovane.

Scusa, e perché l’hanno cacciata?
Ma perché lei era sposata, predicava sempre i valori della morale tradizionalista!

Dimmi la verità, ma se fosse stato un uomo beccato con l’amante l’avrebbero cacciato lo stesso?
Ma certo!

Parliamo ancora di diritti… anche in Italia la situazione è tutt’altro che buona, però vorrei chiederti come commenti l’atteggiamento verso gli omosessuali nel tuo paese. Le immagini della contro-manifestazione al Gay Pride di Bucarest sono abbastanza preoccupanti. Oltretutto da sondaggi risulterebbe che il 68% della popolazione dichiara di giudicare l’omosessualità una cosa negativa, e addirittura il 36% qualcosa da sanzionare…
Sì, è vero. Io credo che queste persone siano libere di fare come credono, ma non devono cercare di raccogliere altri che li seguano sulla stessa strada.

Non è che gli omosessuali cerchino di fare proselitismo… viene anche un po’ difficile.
Sì, però se il fenomeno comincia ad essere mediatizzato, e i bambini di dieci anni li vedono in tv… Io dico solo che le persone giovani rischiano di essere traumatizzate, queste immagini possono lasciare tracce e deviare il comportamento.

Tutta questa diffidenza viene dall’educazione religiosa o dalla dittatura di Ceauşescu?
Chiesa e dittatura andavano mano nella mano.

Ma è vero che ultimamente sta tornando una sorta di culto di Ceauşescu?
Sì, perché il sistema politico che è arrivato dopo non è stato capace dei mantenere vivo il sentimento di cambiamento, a causa di un’altissima corruzione. Gli stessi servizi segreti hanno cambiato nome ma sono rimasti nella sostanza.

Quanto conta la religione in Romania?
Pochissimo. Per molti è solo qualcosa che si ricorda di fare alle feste comandate. Oltretutto si è scoperto che molti religiosi avevano lavorato con i servizi segreti comunisti. Chi andava in chiesa a confessarsi spesso veniva tradito, e i religiosi riportavano tutto alla polizia segreta. Non hanno più credibilità, ormai soltanto qualche anziano li ascolta.

Parliamo del mito di Dracula, che inquieta e affascina sempre. Tu lo senti parte del tuo bagaglio culturale, o è una roba per darkettoni vampiromani di tutta Europa?
(quasi capotta dalla sedia, tanto ride. Il povero Dracula deve essere diventato come Babbo Natale per i lapponi) Ma va là! Nessuno va in Transilvania per Dracula, piuttosto per cacciare i cinghiali! Dan Matei Agaton, il ministro del turismo ha addirittura tentato di creare un Dracula Park investendo un mucchio di soldi ma non se ne è fatto niente, e ancora adesso lo prendono tutti in giro. Quando compare in tv gli mettono i denti da vampiro!

Un uomo e una donna romeni che dovremmo conoscere.
Come uomo scelgo Eugène Ionesco, lo scrittore e drammaturgo. Come donna, Angela Gheorghiu, il soprano.
















E invece un uomo e una donna italiani che ti piacciano tanto?
Come donna, Monica Bellucci. Uomini, direi Eugenio Montale e Cesare Pavese.

Ottime scelte. Però qualcuno di un po’ meno morto?
Fatemi pensare… ancora vivi.. ah, sì, Flavio Briatore!
Dio mi deve delle spiegazioni, scriveva Ionesco. Ecco, magari se poi le ha avute, che ce le facesse avere, cortesemente. Grazie a Victor per la disponibilità e la simpatia. Requiem per i poveri cincilla, il cui dossier abbiamo deciso di tenere segreto per non allarmare le autorità e gli eventuali lettori pelosi.

Elena Donà

fonte : http://www.pagina.to.it/index.php?method=section&action=zoom&id=5301

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